Anguane
Il mito veneto rivive grazie a 175 allievi del Conservatorio “Buzzolla”
Le “Anguane” che parlano di noi
Celebrazione della leggenda in un teatro comunale nuovamente gremito
Quando le note si fondono con le stille delle acque dei gorghi e l’espressione artistica tramuta nel canto e nella gestualità ovattata di un tempo immobile, può succedere che il Mito, salda radice di ogni cultura, venga celebrato come mai abbastanza accade.
Teatro comunale di Adria gremito, domenica 29 maggio, per il singspiel “Anguane”, spettacolo realizzato dal coro e dall’orchestra del Conservatorio “Antonio Buzzolla”, diretto da Paolo Zoccarato, e messo in scena dagli studenti della scuola secondaria di I grado convenzionata “A. Buzzolla”, presieduta dalla professoressa Arianna Vianello.
Pubblico rapito dall’atmosfera surreale che la regista Sofia Lavinia Amisich è riuscita a creare, grazie ai testi di Giacobbe Nevio Zanivan e alla musica di Alberto La Rocca, magistralmente eseguiti dall’orchestra del maestro Ambrogio De Palma.
Lo spettacolo è stato sicuramente un buon esempio di collaborazione tra realtà scolastiche diverse, accumunate dal forte desiderio di promuovere progetti interdisciplinari di grande valenza educativa e formativa.
La storia è quella delle anguane, creature mitologiche protagoniste della tradizione leggendaria della pedemontana veneta: sono esseri guardati con sospetto, per metà donne e per metà serpenti, che la notte risalgono dai gorghi per lavare i panni al chiaro di luna. In una di queste notti il giovane Tony incrocia lo sguardo di Ashah ed è subito amore. Terra e acqua, uomo e mito, si uniscono e dal loro matrimonio nascono un bambino e una bambina. Ma Cielo sembra non approvare e ferma la pioggia. Giorni e settimane di siccità mettono in ginocchio gli abitanti del villaggio e le colture, unica fonte di sostentamento per la comunità. La carestia semina morte e anche Ashah sta per abbandonare la vita, stremata dal dolore per la perdita del suo primogenito. Gli uomini del paese vincono le remore e chiedono aiuto alle anguane: solo loro, esseri divini, possono restituire vita alla terra arida. La pioggia arriva ma per Ashah non basta. Per vivere deve tornare nel suo mondo leggendario e Tony, compiendo un atto di amore estremo, la restituisce alle acque e alla sua vera natura. Con lui rimarrà la figlia, trait d’union tra due mondi finalmente più vicini e comunicanti tra loro grazie alle parole che ogni sera Tony sussurrerà alle acque fino alla fine dei suoi giorni.
Calato il sipario sono scrosciati gli applausi. Bravi tutti coloro che si sono avvicendati sul palco e dietro le quinte, provando e riprovando coro, musiche, parole e movimenti per regalare uno spettacolo che ha arricchito tutti. Ma domenica sera ha vinto il messaggio globale: ovvero che il Mito continua ad essere il più sfolgorante corridoio di specchi dell’umanità intera. Ci insegna che dimensioni diverse possono e devono convivere, che la natura dell’uomo è la medesima da secoli, diffidente e al tempo stesso bisognosa, e che nella letteratura e nelle leggende c’è già la risposta a tutto. Basta andarla a cercare.
F. Bertaggia